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David Foster Wallace e John McCain: “Forza, Simba”

David Foster Wallace e John McCain: “Forza, Simba”

Nel 2000, per Rolling Stones, David Foster Wallace seguì le primarie repubblicane di John McCain III, l’eroe del Vietnam. Eroe non per una particolare missione militare ma in nome di un Codice. Catturato, fu sottoposto a torture, gli furono spezzate ossa, fu rinchiuso per 4 anni in una cella buia grande quanto un armadio. Aveva avuto l’opportunità di andar via da quell’inferno quando il regime di Hanoi lo voleva liberare per ingraziarsi il nemico americano dopo che suo padre, McCain II era stato nominato capo di tutte le forze navali del Pacifico. Ma John McCain si rifiutò perché il Codice di condotta per i prigionieri di guerra diceva che i prigionieri andavano liberati nell’ordine in cui erano stati catturati e lì, nel carcere, ce n’erano altri da molto più tempo.

E dunque Wallace scrisse di questo candidato, lontano dalle sue idee politiche, per una rivista che si rivolgeva ai giovani, che attirava proprio quei giovani perché le parole di McCain avevano un peso: devozione, sacrificio e onore rappresentavano realmente qualcosa. Queste – scrive Wallace – non sono le linee di pensiero che la nostra cultura incoraggia i giovani elettori a perseguire e si chiedeva – come potremmo fare anche noi oggi – perché?

L’articolo, riportato nella sua interezza nella raccolta di saggi “Considera l’aragosta” (Einaudi Super ET), racconta le primarie repubblicane del 2000 dall’interno della macchina elettorale di McCain in un modo che solo DFW è (stato) in grado di raccontare. Insieme a mille particolari e altrettante note, emerge la figura di questo anticandidato – come lo definisce Wallace – che piaceva ai giovani perché era uno “fico”: mentre Clinton a scuola era nel consiglio degli studenti e nella banda scolastica, McCain era uno “sportivo casinista il cui talento per la baldoria e per il rimorchio sono ancora oggi argomento di ammirata discussione da parte degli ex compagni”. McCain chiudeva ogni discorso allo stesso modo, annunciando: “Vi dirò una cosa. Oggi forse ho detto alcune cose su cui non siete d’accordo, e spero anche alcune su cui lo siete. Ma sappiate che io … Vi dirò … Sempre … La verità” Perché – si chiedeva Wallace – ovunque pronunciasse quelle parole le folle reagivano con una furiosa standing ovation? Perché applaudivano con tanta foga la semplice promessa di non mentire? La gente – scriveva Wallace – applaudiva la piacevole sensazione che dà il riuscire a credergli.

A quelle primarie repubblicane, nelle quali dovette arrendersi a George W. Bush, seguirono le presidenziali del 2008, vinte da Obama.

McCain muore il 25 agosto 2018 e qualche mese prima dà una delle sue ultime indicazioni: al suo funerale non vuole Donald Trump, presidente in carica degli Stati Uniti, esponente del suo stesso partito ma lontano, lontanissimo dalla sua idea di America. A parlare, quel giorno, furono George W. Bush e Barack Obama.

Mauro Monti

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