Roma, i colombari di via Portuense

Nei pressi della stazione Trastevere, in una zona compresa tra la via Portuense, la ferrovia Roma Pisa e via Quirino Majorana, sorgeva la più grande raffineria dell’Italia centrale, nota con il nome di Purfina.
Questa zona di Roma, a due passi dal centro storico era il centro industriale della Capitale e in questo quadrante si continuò a costruire impianti fino a quando la raffineria venne spostata dove tuttora si trova: di fronte alla discarica di Malagrotta.

Nel 1951 durante dei lavori di ampliamento, furono scoperti due colombari in un banco di tufo, con ricche decorazioni a stucco e affresco. La Soprintendenza alle Antichità di Roma decise di rimuoverli e trasportarli in un luogo più sicuro. I due grandi dadi contenenti i due vani, vennero imbracati, sollevati, e posti su di un rimorchio che dopo aver attraversato lentamente la città, li posizionò nella loro definitiva dimora: le Terme di Diocleziano.

Per non danneggiare le pitture durante il trasporto, alle pareti venne incollata una tela che all’arrivo al museo fu ammorbidita con acqua calda e tolta a piccoli pezzi. Apparvero le figure di due pavoni, i nomi dei defunti, tutti liberti della casa imperiale, incisi sulle nicchie e poi i busti di due giovani e i ritratti di una coppia più anziana. Sulla parete di destra, alcune scene di vita quotidiana: il gioco della palla, un ragazzo con un monopattino a tre ruote, un gruppo di persone intente in una conversazione, un banchetto.

La seconda camera ritrovata non lontana dalla precedente è decorata invece con stucchi che incorniciano putti alati, personaggi mitologici e ornamenti vegetali.

Questa scoperta ha messo in comunicazione il passato con il presente, abbattendo una barriera che separava duemila anni di storia, come una porta, sovrapponendo le storie di duemila anni fa con quelle raccontate negli anni della scoperta proprio lì, sotto il viadotto di via Quirino Majorana, da Pier Paolo Pasolini.

Mauro Monti

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