La Torre della scimmia, storia di un miracolo

Torre della scimmia, Hilda

Su uno stretto incrocio, dove si affaccia anche la chiesa di S. Antonio dei Portoghesi svetta un’antica torre, costruita dai Frangipane e passata nel corso dei secoli ai Crescenzi, alla Confraternita del Gonfalone, alla famiglia Dolce, finché come dote, insieme al palazzo, alla famiglia Scapucci. Ma nessuna di queste famiglie viene ricordata pensando a questa torre. Il suo nome infatti, è legato ad una scimmia, di nome Hilda, la cui storia è stata raccontata, nei suoi appunti di viaggio in Italia, anche da Nathaniel Hawthorne (1804-1864), l’autore della Lettera scarlatta.

Viveva nel palazzo una scimmia – racconta Hawthorne – che un giorno prese il figlio neonato del padrone di casa e lo portò sulla sommità della torre. Cullava il bambino tra le braccia, come aveva visto fare alla nutrice tante volte. Il pianto dell’infante fece accorrere molta gente in strada e le urla avevano ottenuto solo l’effetto di spaventare la scimmia, che si guardava bene dallo scendere. Il padre del bambino, dopo aver pregato la Vergine, promettendo un ex-voto perenne, si fece il segno della Croce e una volta ottenuto il silenzio, richiamò con il solito fischio l’animale. La scimmia, posato il bimbo, si calò giù dal pluviale per andare verso il padrone, tra le urla di gioia della gente che gridava al miracolo.

Sulla sommità della torre, davanti ad una statua della Vergine, una lampada è perennemente accesa da allora; non fu mai spenta, nemmeno di fronte alle norme di oscuramento durante la seconda guerra mondiale.

Passando in strada, guardate fin su e scorgerete dietro una finestra la scimmia Hilda, a ricordo di quella che per tanti è una leggenda, mentre una luce perenne davanti ad una Madonnina, tramanda questa storia come un miracolo mai dimenticato.

Mauro Monti

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