La prima volta del Vaticano oltreoceano

Ormai siamo abituati, in occasione di un viaggio papale, a vedere la bandiera vaticana sventolare dal finestrino dell’aereo dopo un atterraggio. Sappiamo che il primo papa a compiere una trasvolata fu Paolo VI quando andò nel 1964 in Terra Santa; ma la prima volta che la bandiera vaticana fece un viaggio transoceanico fu nel 1934, su un piroscafo diretto dall’altra parte del mondo: in Argentina. A bordo non c’era un Papa, ma colui che lo sarebbe diventato 5 anni dopo: il card. Eugenio Pacelli, Legato pontificio al Congresso Eucaristico Internazionale di Buenos Aires.

Il futuro Pio XII, fu il primo Segretario di stato vaticano a compiere missioni pastorali o diplomatiche oltre Oceano. Con sé portò una reliquia di Santa Teresa di Lisieux a cui aveva affidato la sua missione. Una missione non priva di difficoltà perché il 32° Congresso Eucaristico Internazionale, uno degli eventi più importanti del XX secolo per la Chiesa cattolica in Argentina, si svolgeva in una situazione generale non facile e segnata da tensioni e conflitti.

Il viaggio iniziò da Roma, in treno fino in Liguria, e fu accompagnato lungo tutto il tragitto e nella sosta di un giorno a Genova, da una folla partecipe e calorosa. Insieme al card. Pacelli anche Don Orione, che si apprestava a iniziare il suo secondo viaggio missionario in America Latina.

La delegazione si imbarcò sul piroscafo «Conte Grande», fiore all’occhiello e ammiraglia del Lloyd Sabaudo. Il transatlantico era l’unità più ricca di decorazioni che mai aveva solcato i mari: lo Studio Coppedè e Armando Brasini progettarono gli interni, dando libero sfogo alla loro fantasia, passando dallo stile “Pompeiano” a quello “Etrusco”, dal “Moresco” al “Rinascimento”, dall’indiano allo stile giapponese. Neanche un centimetro quadrato sulla nave era stato lasciato libero da qualche elemento decorativo.

Il 9 ottobre l’arrivo nella capitale argentina, dopo aver fatto una sosta a Rio de Janeiro per far salire a bordo l’ex Presidente del Brasile Epitacio Pessoa ed aver lanciato un messaggio-radio alla popolazione dell’Uruguay. Appena sbarcato, le prime parole di Pacelli, in perfetto castigliano, aiutarono a stabilire un rapporto di estrema cordialità con le autorità che lo avevano accolto e con il presidente dell’Argentina, il generale Augustin Pedro Justo, che lo ospitò sulla sua carrozza.

Il giorno dell’inaugurazione del Congresso, sul Campo Palermo erano presenti oltre 500 mila persone e quando il Legato salì sul palco per prendere la parola, il silenzio era irreale. Ma nel suo discorso Pacelli riuscì a toccare i cuori dei fedeli, fino a provocare un’ovazione finale, quasi liberatoria e colma di gioia.

Nel corso del Congresso, il Segretario di Stato incontrò le Delegazioni di tutte le nazioni del Sud America, e le scene di entusiasmo che si erano verificate in Argentina, si ripeterono anche nei due giorni trascorsi in Brasile.

Al suo ritorno a Roma Pacelli venne ricevuto dal Papa che si complimentò con lui per il prestigioso successo conseguito.

Era solo il primo passo di un percorso che l’avrebbe portato, il 2 marzo 1939, a salire al soglio di Pietro, con il nome di Pio XII.


Mauro Monti

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