Corviale, l’astronave sulla collina

Corviale

Il Serpentone: così il palazzo di Corviale viene chiamano da tutti quelli che lo conoscono e che non l’hanno mai visitato. Ma così lo raffigurano anche quelli che lo vivono, compiaciuti di far parte di un simbolo universalmente riconosciuto. Da lontano sembra la fortezza del deserto dei Tartari o la barriera del Trono di Spade o ancora le mura moderne di una Roma che qui segna il suo confine verso il mare.

Corviale nasce nel 1972, nel progetto dell’architetto Mario Fiorentino, autore di tante residenze avveniristiche nell’Italia degli Anni Cinquanta che, al culmine della sua carriera, lasciò tutto per realizzare una nuova dimensione dell’habitat: una «città lineare».

Alto nove piani, servito da 74 ascensori, e posto sul crinale di una collina che domina la campagna romana, Corviale appare come una massa imponente formata da due palazzi, posti uno di fronte all’altro per la lunghezza di circa un chilometro, con ballatoi e spazi comuni, cantine e garage, distribuiti in sei lotti e abitati da circa 6000 persone.

Su via di Poggio verde si aprono le cinque piazze d’ingresso di questa città lineare, sulle quali si ergono le cinque torri-scala che richiamano con la loro imponente verticalità, le scenografie del film di Fritz Lang, Metropolis. Qui risuonano i calci dati a un pallone, trovano parcheggio giovani già vecchi e cani al guinzaglio che incutono timore. Luogo di passaggio di inizio e fine giornata per tutti i lavoratori e gli studenti, e gli anziani che hanno avuto la fortuna di trovare un ascensore funzionante.

Non cercate un citofono, tanto non vi servirebbero perché non ci sono portoni da aprire e nomi da cercare. La segnaletica presente negli spazi interni e sui ballatoi vi guiderà fino al numero dell’appartamento che state cercando. Numeri. È quello che rimane di Corviale dall’esterno: 1 chilometro, 9 piani, 6000 abitanti, 6 lotti. Ma dietro ognuno di quei numeri anonimi a tre cifre scritti sulle porte degli appartamenti, che richiamano l’hotel infinito di Hilbert, ci sono tutte le storie del mondo.

Una porta dopo l’altra è un susseguirsi di bene e male, speranza e disperazione, sacrificio e indifferenza, santità e dannazione, peccato e redenzione. Uno accanto all’altro c’è chi paga tutto, anche il degrado, e chi quel degrado lo provoca per giustificare la propria inadempienza.

Qui abitiamo tutti, ognuno con la sua storia, ognuno con il suo pregiudizio.

Circondato dal verde e illuminato dal sole del tramonto, Corviale sembra un grande transatlantico pronto a salpare o, meglio, un’astronave che s’intrattiene sulla collina prima del decollo…

Mauro Monti

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